Poco distante dai paesi confinanti, si trovava un piccolo paesino di cotone, case spumose di bianca ovatta, viali di biancospini profumati d’incanto e frutti floridi dal portentoso potere.
Gli abitanti di bianco vestiti erano particolari, avevano un cuore candido dove vigeva il rispetto per tutte le forme di diversità, diversità di pensiero, diversità di cultura, diversità nelle svariate forme.
Loro sapevano e conoscevano bene la loro diversità, ne erano orgogliosi e ne avevano fatto tesoro da coltivare, nei loro orti crescevano rigogliosi dei frutti succosi e bianchissimi, che avevano un nettare prodigioso, quando mangiavano questi frutti le loro difficoltà venivano tramutate in gioielli, il loro scintillio era in grado di stregare non solo la paura, ma anche il nero che vivacchiava in alcuni abitanti dei paesi limitrofi.
I cittadini dei paesi vicini erano ignari e non conoscevano affatto l’individualità e le difficoltà degli abitanti del paese di cotone, addirittura pensavano avessero dei poteri sovrannaturali, per questo li avevano isolati.
L’ignoranza è davvero terribile, è capace di fare danni irreparabili, a volte uccide più della morte stessa, è vestita di stracci e puzza di presunzione, cammina con in mano un taccuino dove scrive frasi echeggianti all’intolleranza, perché è convinta che essa sia la normalità, perciò tutto quello che è differente da lei è da tenere distante.
Vive beneficiando e mangiando alle spalle chi tutte quelle persone che si nutrono di "biancavita", così gli abitanti del paesino di cotone avevano chiamato il loro portentoso nettare.
Erano tutti invidiosi delle loro qualità, gli abitanti del paesino di cotone avevano stampato sul viso quel sorriso macchiato d’incanto, erano sempre gioiosi e giocosi, invece nel viso degli abitanti di nero vestiti, albeggiava solo la perfidia che li rendeva deformi.
Un giorno una bimba di bianco vestita, attraversava canticchiando il viale di biancospini, alcuni bimbi di nero vestiti si preparavano per beffeggiarla.
Poco prima la bimba di bianco vestita era stata in un posto che solo i bimbi speciali riuscivano a scorgere, li si trovava l’armatura di luce capace di sconfiggere il nero, un dono di cui solo pochi esseri particolari potevano usufruire.
Soltanto quelli che nel cuore conservavano il rispetto per la vita, per la natura, per ogni essere vivente della terra, avevano la fortuna di visitare quel luogo fatato.
Indossò quell’armatura fantastica, prese in mano lo scudo fatato dal sorriso scintillante e sentì una forza impareggiabile che fasciava le sue paure, nulla poteva più farle del male, tanto meno quei bimbi di nero vestiti.
A lei, bimba speciale, facevano pena quei bimbi così rozzi e sgraziati, incapaci di sognare, di creare, ma sapeva che la colpa non era la loro.
Bisogna incontrare nella vita persone capaci di educare al rispetto, i bimbi non nascono cattivi, lo diventano quando intorno a loro ruotano cattivi sentimenti.
Le facevano pena perché non erano stati istruiti ad inseguire le proprie passioni e i propri sogni, forse perché il loro tempo lo barattavano solo con quel mostro che aveva la capacità di rovinare anime e cuori e a loro alla fine non rimaneva nulla, solo l’illusoria convinzione di essere forti e coraggiosi perché esperti nel deridere persone diverse da loro ( immensa fortuna essere dei diversi ).
Ma quel giorno la bimba di bianco vestita aveva scritto e colorato di bianco le sue paure e decise di camminare a testa alta nel viale di biancospini, loro aspettavano, esaltati dal loro sprezzante piano, colmo di stupida presunzione.
La bimba di bianco vestita percorse il viale canticchiando una dolce melodia capace di stregare anche la stoltezza, il suo canto era così ammaliante perché raccontava di vita profumata di luce bianca, loro si erano organizzati con le loro pernacchie e parole offensive, desiderando di farla crollare nella pozza di fango che le avevano preparato, ma quando la videro arrivare, una luce bianca accerchiò e accecò i bimbi di nero vestiti.
Sul viso della bimba di bianco vestita, albeggiava un sorriso macchiato d’incanto, rimasero folgorati da tanta bellezza e da tanta sicurezza, che non furono più in grado di mettere in atto il loro vergognoso piano, anche perché quel canto ammaliante, raccontava di bianca vita che incuriosiva i bimbi di nero vestiti.
La bimba di bianco vestita, attraversata il viale di biancospini con quella bianca luce che le teneva le mani senza mai lasciarla sola.
Ella da piccola, aveva avuto la fortuna di visitare quel posto riservato solo alle persone speciali, prima di entrare c’era una strada alberata lunghissima e bianche rose con le spine sul lastricato, bisognava togliersi le scarpe e camminarci sopra, perché solo chi riusciva ad attraversare il dolore e con dolore quel viale di bianche rose, ne usciva vittorioso e in premio riceveva quella armatura scintillante di vita.
Questo i bambini di nero vestiti non lo sapevano, loro non potevano saperlo, erano troppo impegnati a trovare i modi per far star male gli altri senza per questo riuscire a capire che alla fine sarebbero stati loro a soffrire, perché tra le mani si sarebbero ritrovati il nulla e la vita quando vuole sa essere spietata e impietosa, la vita è capace di lasciarti sola abbracciata ad una sterminata solitudine, ma loro tutto questo non potevano saperlo, nessuno glielo aveva insegnato.
Sarebbe bastato spiegarglielo da piccoli, ma i bimbi non hanno mai colpe, è come un circolo vizioso che bisogna imparare a spezzare desiderando una vita migliore, costruita con semplici sentimenti, ricamati da valori colmi d’amore.
Allora la bimba di bianco vestita prese una decisione importante, prese i colori dell’arcobaleno scrisse di quel bianco così luminoso, di quel bianco che le aveva regalato una vita speciale nonostante le difficoltà, parlò ai bimbi di nero vestiti cantando la filastrocca del bianco colorato, loro non sapevano nulla di bianco, non ne conoscevano neanche il profumo, loro preferivano barattare il loro tempo con quel mostro divoratore di anime, invece di impegnarsi di capire, di conoscere e specialmente imparare a non giudicare, il loro era tempo perso ad alimentare il mostro messaggero del nero.
Così la bimba di bianco vestita diventò ambasciatrice del bianco, riuscì grazie alla sua candida armatura e al suo scudo dal sorriso scintillante, a far capire ai bimbi di nero vestiti che c’èra il bianco in ognuno di loro, e che bisognava rispettare la diversità, perché la normalità è una parola che ci hanno inculcato, alla fine senza significato, perché dovrebbe essere un orgoglio essere dei diversi, perché ognuno di noi lo è rispetto all’altro e questo non deve assolutamente diventare un problema o un’arma che ci da il diritto di deridere il prossimo, la diversità è arricchimento di vita, abbiamo tutti da imparare qualcosa dagli altri.
Così la filastrocca della bimba di bianco vestita, diventò la melodia preferita di tutti gli abitanti del creato e appena un nuovo nascituro alitava al mondo veniva accolto con questa dolcissima cantilena che aveva la capacità di radicare nella mente già dai primi attimi di vita, il rispetto della vita e alla vita, il rispetto per ogni essere vivente, e l’amore per i valori.
Cantiamola tutti insieme ogni volta che nel nostro cuore e nelle nostre anime percepiamo l’odore acre di quel mostro, che arriva a saccheggiare desideri, sogni e passioni, così da creare un alone d’amore intorno a questo mondo a volte così distratto.
Di bianco scrivo e coloro
di luce divoro
quel mostro di nero vestito
cantando note sul bianco spartito.
Amiamo la vita
di bianco abbellita
il rispetto è assoluto
e l’amore il suo tributo.
Di bianco scrivo e coloro
la diversità scoloro
essa è arricchimento di vita
non va assolutamente aggredita.
I bimbi hanno il potere tra le mani
per un eccellente domani
e con l’amore del loro cuore
questo mondo non sarà così incolore.
Non sentite i cuori più gonfi d’amore?
Sicuramente sarà così, perché i bimbi hanno un cuore speciale e sono loro che hanno in mano il futuro colorato di vita, basta avere il coraggio di scegliere d’amare con rispetto e di colorare di bianco la loro vita.
Scritto da Angelica Piras
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