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2012 - L’Albinismo ieri e oggi - 3° Convegno Nazionale

Claudio Sacchetti
Saluto via e-mail ai partecipanti.

Ciao cari colleghi, o per meglio dire fratelli, vorrei solo rubarvi due minuti per porvi i miei saluti e dire ai genitori di bambini affetti da albinismo "sì, l'albinismo è quella mallatia così tabù che molti non conoscono, quella MALATTIA che quando la racconti ti cominciano a fare domande di ogni tipo... ma noi non siamo ammalati, non siamo diversi, siamo come tanti altri, siamo e basta, cari genitori!"
Guardatevi intorno, come i vostri figli ci sono tanti altri albini che fanno tutti qualcosa di diverso: chi va a cavallo, chi fa danza, chi si getta col paracadute, chi fa i lavori più strani... sì ogni tanto sbatteranno la testa contro un muro per colpa della vista e chi se ne frega, genitori, parlo anche ai tanti ragazzi che sono lì al convegno, lo so che dentro di voi, avete la rabbia per tanti motivi e per uno in particolare: perché non possiamo guidare. Anch'io sono infuriato, ma siate voi stessi e fatevi voler bene per quello che siete dentro, non scoraggiatevi, anzi alzatevi e urlate se ve la sentite, alzatevi tutti in piedi ora e urlate: "sono albino!". E se vi dicono "sei del nord?", "no - dite - sono albino" e forse vi accetteranno, non tutti, è vero, ma è la nostra forza interiore che può cambiare la testa alle persone!
Il vostro fratello Claudio.

Claudio, ha anche condiviso con noi una poesia, con la quale abbiamo ufficialmente concluso il terzo evento nazionale sull'albinsismo.

            CHIAMATEMI PER NOME

            «Chiamatemi per nome.
            Non voglio più essere conosciuto per ciò che non ho,
            ma per quello che sono: una persona come tante altre.

            Chiamatemi per nome.
            Anch'io ho un volto, un sorriso, un pianto,
            una gioia da condividere.
            Anch'io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.

            Chiamatemi per nome.
            Non più portatore di handicap, disabile,
            handicappato, ciecosordo, cerebroleso, spastico, tetraplegico.
            Forse usate chiamare gli altri:
            "portatori di occhi castani" oppure "inabile a cantare"
            o ancora "miope o presbite"!

            Per favore. Abbiate il coraggio della novità.
            Abbiate occhi nuovi per scoprire che, prima di tutto,
            "io sono".
            Chiamatemi per nome.»

            Gianni (papà di Benedetta)

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