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Le imperfezioni ci rendono unici, e sicuramente più interessanti. Ma quando quelle imperfezioni sono sindromi o disturbi, diventano un problema tale da metterci ai margini, ci rendono "diversi" e influenzano la nostra vita, spesso cambiandone il corso. Ma allora, come superarle e conquistare un proprio spazio nel mondo? Cult presenta, in prima visione assoluta, ogni lunedì alle 21:00, NESSUNO È PERFETTO. Prodotta da Wilder per Fox Channels Italy, la serie racconta le storie di persone affette da sindromi o disturbi che hanno un forte impatto sul loro quotidiano e sulle loro scelte di vita, ma che hanno trovato - o stanno cercando - in sé stessi, oppure in una terapia, le risorse per reagire e ripartire alla conquista dei loro sogni. Una sfida affrontata con coraggio e tenacia da persone alle prese con difficoltà fuori dal comune. Nel corso di quattro documentari, seguiremo le storie di un gruppo di balbuzienti impegnati a sconfiggere le difficoltà di trovare un lavoro, superare un esame universitario o fare una semplice chiacchierata. Scopriremo il mondo dei narcolettici, gli inconvenienti che la loro condizione comporta, ma anche le situazioni surreali in cui si trovano ogni giorno durante le loro improvvise crisi di sonno.
Esploreremo l'universo degli ipovedenti, i tabù, i pregiudizi e le superstizioni che rendono la vita degli albini una continua sfida alla crudeltà dell'ignoranza.
E infine ci perderemo nei tic, nelle esplosioni di rabbia e nelle scariche di insulti dei tourettici (giovani o adulti affetti dalla sindrome di Tourette), costretti a difendersi dalla loro violenta e imbarazzante “compagna di vita”, causa di un forte disagio sociale. Con ognuno di loro vivremo le sfide quotidiane, ci emozioneremo davanti a un successo o a un fallimento e tireremo un sospiro di sollievo dopo un ostacolo superato. Perché nessuno al mondo, davvero nessuno, è perfetto.
http://cult.foxtv.it/shows/show?showID=59665
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Buongiorno su che canale vengono trasmessi questi servizi?
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LUNEDI' 8 GIUGNO CANALE 131 DI SKY "NESSUNO E' PERFETTO" EPISODIO SUGLI ALBINI!!!
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"Nessuno è perfetto"! Secondo voi albini, in primo luogo, e non albini, quanto potrebbe essere importante ed utile ai fini di una sensibilizzazione sociale sull'anomalia genetica dell'albinismo (di cui ancor oggi così poco se ne sa, soprattutto in ambiti medici), la possibile organizzazione e presentazione di una mostra fotografica, arricchita da adeguate informazioni genetiche? Potrebbe essere un progetto utile ed interessante, anche per "risvegliare" la ricerca in tal senso? Confrontiamoci, vi va!? Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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CIAO SU QUESTO ARGOMENTO, MI HA CONTATTATO UN'AMICA DICENDOMI CHE C'E' UNA FOTOGRAFA CHE VUOLE FARE UN CALENDARIO PER FAR CAPIRE CHE COS'E' L'ALBINISMO E PROMUOVERE LA RICERCA GENETICA. SABATO POMERIGGIO SCORSO, SONO ANDATA A MILANO E HA FOTOGRAFATO LA MIA BAMBINA. HA BISOGNO DI ALTRE PERSONE ALBINE PER IL CALENDARIO E SI CERCANO ANCHE SPONSOR. PURTROPPO NON SI PUO' PIU' METTERE L'E-MAIL. CONTATTATE GIANCARLO CHE LUI HA LA MIA E-MAIL E COSI' VI POSSO SPIEGARE DI PIU' QUESTO PROGETTO. SI VUOLE DARE ANCHE UN AIUTO AGLI ALBINI DELL'AFRICA.
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Preciso. La mia è una domanda, non un invito a "fare" o ad aderire a qual si voglia iniziativa... proposta da giornalisti, fotografi ecc... Ripeto la domanda Cosa ne pensate dell'utilizzazione dell'immagine al fine di sensibilizzare circa tematiche albinismo? O pensate ci possano essere altri modi più funzionali ed efficaci? Stò "lanciando", se così vogliamo dire, un sondaggio, senza scopi o idee recondite! Spinta dalla curiosità di quanto possa costare ad una persona albina, mostrarsi, farsi vedere, mettersi "in piazza". Con libertà e chiarezza, chi vuole dica la sua. Tutto qui. Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Buon dì Aza, la tua domanda mi fa piacere perché, da persona intelligente quale sei, mi dimostri di prendere spunti dall'esperienza;) noi due ci siamo capite :). Che dire dell'immagine come mezzo di comunicazione? Per quel che ci riguarda non dovremmo mai dimenticare che le immagini che ci accompagnano (in quanto albini) sono distorte, fasulle e menzoniere. Da esse però dipendiamo costantemente perché il cervello umano non è in grado di ignorare lo stimolo visivo per quanto difettoso possa essere. Tuttavia, la nostra società fa dell'immagine il canale comunicativo per eccellenza. Ho la convinzione che sia anche quella maggiormente recepibile dal cervello umano (chissà cosa ci direbbe un esperto a riguardo) ma anche quella soggetta alle più svariate interpretazioni. Mi spiego: - se dico “Casa” non c'è alcun dubbio sul significato della parola ma se osservo l'immagine di un ragazzo ed una ragazza che si abbracciano posso pensare di assistere a delle effusioni tra fidanzati, oppure ad un gesto fraterno, posso pensare al tradimento a di assistere ad un addio tra persone che si vogliono bene e chisà quante altre interpretazioni. Tale premessa era doverosa prima di scrivere che, per me, la comunicazione visiva è senza dubbio la più potente e diretta che ci sia e che va gestita con cautela. Deve essere pensata, meditata e consapevole. Sicuramente l'idea di diffondere la conoscenza dell'albinismo e raccogliere fondi per la ricerca, attraverso una mostra fotografica potrebbe essere un'idea eccellente se le immagini stesse riuscissero a portare alla luce gli aspetti più nascosti della vita quotidiana di un albino. Lo scatto fotografico che si limita a cogliere un'espressione del viso (stile ritratto) va a stimolare il gusto estetico di chi la osserva e da troppo spazio alla libera interpretazione. Questo aspetto rende l'immagine inefficace al fine di far conoscere una tale condizione. Mentre l'immagine di un albino alle prese con i mezzi pubblici, oppure mentre fa la spesa oppure mentre studia o lavora, in definitiva, l'immagine che racconta un frammento di quotidianità allora potremmo raggiungere l'obiettivo prefissato. Perché non vi sono libere interpretazioni sul significato dell'immagine. Quanto mi costerebbe mostrarmi, farmi vedere e mettermi in piazza? Tanto, veramente tanto anche se sono già quotidianamente costretta a farlo se voglio andare a lavoro, a fare la spesa o al cinema. Tuttavia, se ritenessi che una tale immagine fosse realmente significativa, perlomeno prendere in considerazione la questione. A presto! Isabella
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Grazie Isabella. Effettivamente anch'io condivido l'idea della foto abbinata al "quotidiano": posti di lavoro, scuola, sport, vita sui mezzi di trasporto, insomma la vita... Chissà che ne pensa Emanuele, che da poco è entrato in "famiglia":-) Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Buongiorno mondo... Beh, ho letto un po quel che avete scritto; innanzi tutto grazie Laura per avermi considerato già un membro della famiglia. Voglio esser sincero, io alle foto mi sottraggo... in generale, non mi sento fotogenico per cui come risposta secca vi direi di no. Al di là di questo però ritengo valido il contributo di Isabella in quanto è vero che non si può sensibilizzare qualcosa soltanto con rappresentazioni statiche; sembrerebbe un documentario di quark e attirerebbe l'interesse dei curiosi. Scusatemi ma io insisto sempre sul lato strettamente personale nel senso che ci dobbiamo pubblicizzare da soli: se per esempio facciamo una campagna di sensibilizzazione sociale per l'inserimento del popolo albino, il messaggio da mandare è in una parola sola "aiutiamoli". A volte questo aiuto è inteso male perchè non tutti si immedesimano e a me non andrebbe, per così dire, costringere una persona a darmi aiuto anche perchè non si capisce tanto di che entità debba essere tale aiuto. Forse sono un po contorto con le parole e vi ripeto: dobbiamo essere per primi noi a non sentirci diversi e a darci un valore. Per quanto concerne poi la ricerca, quella è tutta un'altra musica; si sa bene che tutto gira intorno ai soldi e se ne vale la pena, la ricerca si fa e si sponsorizza, altrimenti perchè investire?
Mister_77
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...dove non arriverai con gli occhi...arriverai con la mente...
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la domanda di Aza è indubbiamente interessante e ricca di spunti per variegate riflessioni. Va detto che la nostra anomalia genteica ci pone in una condizione al confine tra normalità e diversità... Ho conosciuto persone con albinismo pienamente realizzate e che non considerano la prorpia "diversità" un handicap così come ne ho conosciute altre che amano pubblicizzare la propria diversità nella convinzione che accendere e suscitare il sentimentalismo e la commiserazione degli altri sia la strada migliore. Quello che intendo dire è che la molteplicità di esperienze, vissuti e sensazioni ci richiama ad una particolare responsabilità e a un dovere di sintesi nel momento in cui decidiamo di parlare e di far parlare il nostro "limite" attraverso immagini, video o quant'altro. Prima di voler trasmettere agli altri la nostra diversità, le nostre abilità e le nostre difficoltà, non sarebbe più opportuno chiederci che cosa davvero sia l'albinismo per noi? E ancora: perchè molti soggetti con albinismo non sentono il bisogno di scrivere attivamente in un forum, appartenere ad un gruppo e sentirsi inquadrati in una associazione? Sono codesti solo individui che mascherano le proprie frustrazioni, o semplicemente anche tra di noi ci son tante diversità? Insomma, secondo il mio parere dobbiamo fare attenzione a non veicolare una visione troppo unilaterale e peggiorativa del nostro limite, proprio perchè viviamo in una terra di confine, un confine all'interno del quale, tra l'altro, convivivono molti punti di vista differenti. Estremamente interessante e di ampia rilevanza sociale potrebbe invece essere una mostra che parli della situazione aberrante e disumana che vivono i nostri fratelli albini in Africa
Insomma la fotografia (o quant'altro) può essere un modo per parlare di noi, ma la prudenza non è mai abbastanza. In fondo, e cocludo, oggi giustamente ci lamentiamo per l'ignoranza della gente, per la non sensibilizzazione del nostro problema, ma quando un giorno tutti sapranno che abbiamo un gene capriccioso, in una situazione di confine come la nostra, non c'è il rischio di una ignoranza di ritorno (leggi discriminazione)?
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"I veri amici amano condividere i momenti preziosi che la vita riserva loro, come le piccole cose dell'esistenza per cui vale la pena di vivere ogni giorno" S. Bambarèn
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Buona domenica a tutti. Ho approfittato di questo pomeriggio estremamente piovoso per portare avanti la discussione. Tanto è ricca di spunti la domanda di Aza, tanto è interessante e articolata la risposta di Fralbino.
La tua considerazione sul fatto che la nostra condizione genetica ci pone al confine tra normalità e anormalità è una visione che è molto diffusa e condivisa. Io stessa la pensavo così fino a quando non ho saputo cogliere le sfumature che ci sono tra normalità e anormalità. La parola “confine” si riferisce ad una linea convenzionalmente o militarmente determinata e non ammette vie di mezzo o da una parte o dall'altra. Hai conosciuto due tipi di albini, chi ignora la propria diversità e chi la sponsorizza per suscitare pena. Beh, ti dico che ne esiste una terza categoria. Esiste l'albino che vive normalmente la propria diversità, pubblicizzandola quando occorre (mai per suscitare pietà, piuttosto per far comprendere e conoscere) oppure ignorandola quando diventa ostacolo mentale. Le due categorie che enunci sono molto diffuse ma nascondono una grande insidia. La prima (chi ignora) non ha la giusta percezione dei propri limiti e rischia di superarli con gravi conseguenze; la seconda (chi sponsorizza suscitando pietà) si chiude in un ghetto mentale, spesso anche sociale, negandosi a priori la possibilità di vivere pienamente. Queste due categorie non sono un'esclusiva dell'albinismo me è insita in ogni forma di diversità.
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Parole sante, ecco perché affermo che l'utilizzo dell'immagine non deve essere fatto a casaccio ma meditato consapevolmente. Prima di scattare foto o girare vide, si deve essere certi del messaggio che s'intende trasmettere, essere certi che l'immagine sia lo strumento giusto per trasmetterlo e, come scrivi tu:
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Aiuto! Quante domande! Semplifico con un'unica risposta siamo tutti diversi gli uni dagli altri, magari simili ma diversi e non è meglio o peggio chi fa una scelta rispetto a chi ne fa un'altra. Semplicemente le strade per affrontare la stessa situazione variano come dici tu per esperienza, personalità e vissuti personali.
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Parole sante che, spesso, “nell'ossessione del dover fare qualcosa per…” le dimentichiamo o non le vogliamo sentire.
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Certo tutto è possibile, anche essere investiti da una macchina quando si attraversa sulle strisce pedonali. Tuttavia non smettiamo di attraversare la strada, cerchiamo piuttosto di farlo in punti “+ sicuri”, “- trafficati”. Lo stesso vale per ogni nuova situazione. Riflettere, analizzare i pro ed i contro e poi agire. Scusate se sono stata prolissa o articolata nei pensieri ma se avessi semplificato maggiormente, avrei reso il post privo di significato. Buona domenica, Isabella P.S. scusate, ho dovuto dividere il post in + parti per problemi con il quote che non mi funzionava. Help me Giancarlo!
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Mi fa poacere aver stimolato un dibattito interessante e costruttivo... Spero che altri si "lascino coinvolgere" aprendo non solo la loro mente al pensare, ma anche il loro cuore, perchè siamo fatti anche molto di emozioni... non solo di testa. Io sono aperta all'immagine ed infatti nel lontano 1997 (come vedete su video) andai a Geo e Geo. Credo che tutto ciò che parli di qualcosa o di qualcuno vada ben pensato perchè possa "fare figura" sullo sfondo della non conoscenza e della distrazione. Non pietismo, non vittimismo, non spavalda "superiorità", malgrado il limite..., insomma sano e costruttivo realismo. Rispetto a QUESTA MODALITA' di pormi, sarei disposta ad "espormi". Questo è il mio punto di vista. Sarebbe poi molto interessante sapere dove stà andando la ricerca rispetto all'albinismo, quali vantaggi potrerbbe portare agli albini di oggi, a quelli di domani e alla popolazione, in genere, perchè si sa, la ricerca in un settore apre ed "illumina" su altri problemi e necessità... Ma questa non è la mia specialità, il mio ambito di studio, quindi lascerei la parola a chi studia e bazzica gli ambienti della ricerca. Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Rispondo un po' in ritardo alla proposta di Laura. L'idea di lanciare un'iniziativa per raccogliere fondi per la ricerca mi sembra veramente ottima, la accolgo con entusiasmo, anche se temo di non possedere le doti di creatività e intraprendenza che servono per farsene promotori; ma sarei felice di collaborare. L'esigenza di sensibilizzare sul tema mi ha fatto molto riflettere, perchè io non l'ho mai sentita e mi sto ancora chiedendo perchè. O, meglio, l'ho sempre considerata una questione individuale, fra me e gli ambienti in cui vivo, piuttosto che collettiva. Ma forse dipende molto dalle fasi della vita. Ora, nell'età adulta, mi sento bene inserita nel mondo che mi sono scelta, mi sento riconosciuta per quello che sono, ho imparato a pormi in modo tale che gli altri non hanno problemi a farmi domande e rispondo sempre volentieri. Ma io sto andando verso i 50 anni e questo è il risultato di un lungo cammino. Ci sono state età in cui l'ignoranza ha ferito tanto anche me. Sull'idea delle foto non saprei dire. L'immagine, come forma espressiva, mi appartiene meno della parola; non ho problemi a mostrarmi ma avverto un lontano rischio di esporsi come fenomeni che mi mette un po' a disagio.
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"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi" Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe.
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Accidenti quanti spunti interessanti... E quale immensa distesa di saggezza e buon senso si snoda davanti ai miei occhi! Anche io non ho niente in contrario a farmi fotografare (siamo tutti bellissimi), l'importante è che sia sopratutto la nostra persona a parlare, non soltanto il nostro albinismo (che è certamente una componente importante della nostra identità). Un abbraccione a tutti!! Buona giornata!!
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"I veri amici amano condividere i momenti preziosi che la vita riserva loro, come le piccole cose dell'esistenza per cui vale la pena di vivere ogni giorno" S. Bambarèn
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Che succede? Si batte la fiacca? Una crisi di timidezza o solo il letargo invernale che incombe? :)))))))) Battute sciocche a parte, in questi giorni ho continuato a pensare al discorso dell'immagine come canale di comunicazione e a quale direzione potesse prendere la conversazione avviata dalla cara Aza. Chiunque ha detto la sua sulla questione ha riconosciuto il potere esponenziale dell'immagine quale veicolo di comunicazione tra persone ma la questione non è affatto conclusa. Vado a cena e poi riprendo il post... a dopo Isabella
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Ho cenato, rasetato e ora, come promesso, riprendo il post. ;) Se vi chiedo: ricordate il giorno del primo convegno nazionale sull'albinismo? Oppure, ricordate il giorno del vostro matrimonio o della nascita del vostro 1° figlio? O ancora: il giorno della laurea? Il primo amore? E così via… Cosa ricordate? Sensazioni, suoni, odori ma soprattutto immagini! Ricordo vagamente di aver letto qualcosa a riguardo ma la memoria cede. Non è una battuta. La memoria può essere visiva o cognitiva. (Laura a riguardo aiutami tu!) ed il mio cervello, paradossalmente, predilige la memoria visiva. Quindi ecco perché a parità di tempo trascorso ricordo per filo e per segno i passaggi di “Herry Potter e la pietra filosofale” mentre ricordo poco o niente le definizioni ed i concetti appresi durante il corso di psicologia. I miei voti in storia erano pessimi perché non c'era verso di ricordare date e fatti letti in modo sterile. Mentra i voti in matematica, chimica e scenze erano sopra la media, perché riuscivo a costruirmi un'immagine mentale che rendeva istantaneo l'apprendimento. Per ora mi fermo e lascio in sospeso la questione della qualità dell'immagine mnemonica in caso di forte deficit visivo. Ora tocca a voi. Isabella
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Ci siamo arenati sul "sondaggio"? Su, coraggio, mamme, papà, amici, figli, nipoti e zii, esprimete il vostro parere... dai, dai, uscite dalle vostre "tane", anche se ormai l'inverno è alle porte:-) Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Allora circa discorso memoria visiva o memoria cognitiva? Anch'io, come Isabella, mi sento e sperimento, di avere più una memoria visiva, rispetto alla cognitiva. Infatti mi ricordo abbastanza bene le posizioni dei libri e degli oggetti, dove cercare un concetto importante letto su un testo... e così mi muovo velocemente e non perdo tempo. Però ho anche una discreta memoria cognitiva per fatti, battute sentite, commenti. Credo che chi abbia problemi di vista presenti una maggiore presenza di memoria visiva, che cognitiva, perchè è più incline a guadagnare tempo e quindi ad andare a "colpo sicuro" nella ricerca delle cose in vari spazi, come la casa ad esempio. A me capita di questo. Poi credo che la questione vari da persona a persona. Magari potete scrivere e dire la vostra. L'dea dell'immagine per rendere consapevoli ed informare le persone, è certamente una buona idea, bisogna però affiancarci anche un buon contenuto... Come dire che un gustoso secondo è reso ancor più allettante e prelibato se lo si accompagna con un bel contorno colorato e decorativo..., anche l'occhio vuole la sua parte, ma ci deve essere anche il gusto e la sostanza, altrimenti quando dall'occhio, e dalle fantasie di gusto che il cervello elabora, si passa al palato e il gusto non c'è, allora passano pure gli entusiasmi e l'appetito. Non so se ho reso! Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo su un giornale. Ne prendo spunto per "invogliarvi" ad un confronto-riflessione circa l'accettazione di sè e di sè in un rapporto affettivo significativo. Nell'articolo dal titolo: "QUELLA DITTATURA DELL'IMMAGINE CHE RENDE IMPOTENTI GENITORI E PROF." Si legge: "Se la rassicurazione di sè non è interna, ma viene da fuori, deve essere continua, può venire meno in ogni momento, va verificata sempre... per quanto si stia insieme in un rapporto, il tempo in cui si è soli supera sempre il tempo con cui si è insieme all'altro. La perenne connessione è eterna dipendenza. Espone ad una fragilità irrimediabile in cui ogni piccolissimo movimento imprevisto della vita diventza una frana". (tratto dal libro "La vita accanto" di Mariapia Veladiano, insegnante di lettere in un liceo di Vicenza). Saluti. Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Il tuo intento di risvegliare le nostre menti intorpidite dal letargo invernale, è più che lodevole. Ma le tue parole (parole dell'articolo) sono come acqua fredda che ci sveglia brutalmente. ;) Vediamo se ho compreso. La citazione sembra evidenziare che la rassicurazione emotiva di cui l'uomo è tanto avido e bisognoso, se cercata fuori da sé stessi, -crea dipendenza, -non è costante perché la vita di tutti i giorni non è lineare ed uguale a se stessa, -non è affidabile, proprio perché non è costante. Di conseguenza crea squilibri e fragilità emotive. Va da se che la forza emotiva, - la possiamo trovare solo in noi stessi, favorisce l'indipendenza e porta equilibrio. Se così è, concordo ed aggiungo che sol quando smetteremo di concentrarci su ciò che non abbiamo a favore di ciò che abbiamo, saremo pronti per cercare la forza emotiva in noi stessi. Se dico sciocchezze, non esitate a farmelo notare. :) Un candido abbraccio. Isabella
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Il gene capriccioso dell'albino espone a "disagi" troppo vasti - dalla cecità alla quasi normalità visiva - è difficile comunicare al mondo il disagio di una categoria intera. Io sono per l'adattamento individuale al fine di trovare il proprio posto nel mondo. Per la ricerca poi - sono un po' pessimista... Che interesse ci sarebbe affinchè ci sia un investimento da parte dell'istituto? Nulla. Perchè dopo aver individuato il gene "difettoso" non ci sarebbe più nulla da fare se non orientarsi nella prevenzione.
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gli audaci forse vivono poco - ma chi non osa non avrà vissuto mai!!!
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Cara Claudia, concordo pienamente con te circa il trovare adattamenti individuali che, aggiungono, possono essere condivisi proprio per il fatto che noi albini siamo una "categoria" così varia e poco omologabile circa difficoltà ed adattabilità. Sul discors che fai circa la ricerca, dissento un po'. Dobbiamo guardare alla ricerca non tanto per noi, ma per chi verrà dopo di noi, poichè noi non sappiamo a cosa possa portare la ricerca sull'albinismo, rispetto ad un panorama più ampio di anomalie genetiche e di patologie. Cioè gli studi su albinismo potrebbero aprire orizzonti su altre realtà e non è detto che tale ricaduta non giovi anche all'anomalia genetica dell'albinismo. L'Italia è messa male con la ricerca, in senso di fondi, intendo, ma questo non deve chiuderci il cuore e la mente all'inventiva, diciamo così, su modalità per finanziare la ricerca, in senso generale. Io voglio essere costruttivamente ottimista! Aspettiamoci novità......vedrai :-) Ci vedremo al convegno, spero. A presto Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Condivido con voi questo illuminante pensiero di Albert Jacquard:
"Quello che ho in comune con tutti gli altri è la possibilità, a partire da ciò che ho ricevuto, di partecipare alla mia prorpria creazione. Però bisogna che mi si lasci la possibilità . Grazie, genitori per l'ovulo e lo spermatozoo che contenevano tutte le indicazioni per costituire la sostanza che mi ha formato. Grazie, famiglia per il cibo, il calore, l'affetto che mi hanno permesso di crescere e di strutturarmi. Grazie a chi mi ha trasmesso con l'insegnamento,le conoscenze lentamente accumulate dall'umanità da quando interroga l'universo. Grazie a chi mi ha amato, per l'amore insostituibile. Ma sono io che devo completare l'opera, tocca a me posare il trave portante. Dimenticate quello che avreste voluto che io fossi. Non devo realizzare il sogno che avete fatto per me, sarebbbe tradire la mia natura umana. Perchè io sia veramente umano, mi dovete un ultimo regalo: LA LIBERTA' DI DIVENIRE QUELLO CHE HO SCELTO DI ESSERE."
Saluti Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Nota ,per saperne di più
Alfred Jacquard è uno scienziato francese, saggista, genetista, membro del comitato consultivo nazionale di etica.
Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Ben torna Lexie. la ricerca non si limita a trovare la causa del danno "il gene difettoso" ma, ove possibile, cerca il rimedio (bada bene che non dico eliminazione del danno) al danno "la cura" della quale, la prevenzione è solo un suo anticipo. Comunque, la tua opinione è molto diffusa, ecco perché é importante parlare di ricerca, conoscerla per sostenerla. spero che tu venga al convegno per fare domande a chi può darti risposte esaurienti. se nessuno ha il coraggio di chiedere, nessuno avrà la possibilità di conoscere e quindi di crescere.
un candido abbraccio Isabella
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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