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Beh, Laura, bella citazione, quasi quasi ne faccio un quadro da appendere all'ingrasso di casa. Mi sarebbe tornata molto utile in passato ma può ancora esserlo per il futuro.
Un candido abbraccio. Isabella
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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CONCORDO IN PIENO Parola d'ordine: PARLARE, cioè ESPRIMERSI E CHIEDERE. Quale migliore occasione di un convegno? Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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Il 20 marzo, su Repubblica, è uscito un articolo circa il suicidio di un ragazzo di 17 anni della provincia di Bari, albino. Un amore non corrisposto, il non poter prendere la patente, il sentirsi ed essere realmente diverso dagliu altri: una miscela esplosiva, data anche la tempesta emozionale ed ormonale che stravolge i ragazzi in età adolescenziale. Gli amici (pare ne avesse), lo scrivere su faceboock, l'andar bene a scuola, pare che non siano stati utili come "deterrente" emozionale per questo giovane. Cosa non è andato? Non mi sento e nè voglio ripiegare il discorso sulla famiglia. Tuttavia qualcosa non ha "funzionato". Segnali, quando uno vuole farla finita, ce ne sono sempre, non si tratta quasi mai di un fulmine a cel sereno. Prendo spunto da questo tragico episodio e dolorosa circostanza per rinnovare l'invito a ragazzi adolescenti e ragazze, a uomini adulti e giovani uomini (e donne, è chiaro) a scrivere le vostre personali esperienze. Ciò sarà di duplice utilità: lo scrivere aiuta, prima di tutto a se stessi, la condivisione è di grande ausilio nel mettere sul piatto cose importanti e dargli luce, cosichè non diventino "ombre paurogene", poi lo scrivere di noi può essere stimolo per altri o a farlo o a riflettere su cose personali, soprattutto quando a scrivere sono albini giovani, adulti, ragazzi e anche genitori, in quest'ultimo caso genitori albini e genitori di albini. Chiedere aiuto è indice di grande maturità di grande forza, alla faccia di tutto ciò che alla televisione vogliono farci passare per "forza": la bellezza (costruita e siliconata), la giovinezza ostentata e patetica (spesso), la perfezione la forza e la prestanza, BALLE! Chi ha bisono di una mano, di un confronto, di piangere su una spalla, di chiedere lumi, non è nè stupido, nè poveraccio, nè debole, nè meno maschio (macho), nè inferiore, nè perdente. Chi ha il coraggio e il desiderio di chiedere aiuto è una persona degna di grande rispetto, un essere umano a tutto tondo, perchè l'umanità porta necessariamente ed ineluttabilmente con sè, la fragilità e anche quella forza che ci scopriamo di avere dentro, proprio grazie al costruttivo confronto ed aiuto che possiamo ricevere dai nostri simili. Coraggio diamoci tutti una bella mano a darci una mano:-) Ok? Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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La notizia mi rattrista e mi catapulta in un passato ormai remoto nel quale attribuivo un peso molto maggiore alla mia diversità... Il gesto del ragazzo e tragico e rappresenta una indubbia sconfitta per il mondo e per una famiglia che probabilmente non è stata in grado di intercettare il disagio del giovanissimo adolescente. Il desiderio ossessivo di adeguarsi ad una società che corre in senso fisico, ma anche metaforico ha condannato a morte il diciassettenne, una condanna sugellata anche da una solitudine inesprimibile, dettata dall'assenza di condivisione e dal rifiuto di esplicitare il proprio vissuto più profondo... Rimango dell'idea che fare gruppo, associarsi, creare dei ponti e una rete robusta rappresenti la rispsota più efficace al silenzio e alla desolazione di un animo lacerato spesso da conflitti e sofferenze... E' altamente improbabile che l'albinismo da solo abbia indotto il giovane a farla finita, tuttavia è indubbio che ad ogni "limite" corrispondono una serie di disagi ma anche innumeveroli potenzialità, limiti e potenzialità che gli adulti hanno il dovere di individuare e di comprendere. Purtroppo l'adolescenza non è un momento facile per nessuno, in più in una società in cui la "promozione sociale" del maschio è funzionale alla sua dimostrazione di forza, all'aggressività, alla sua capacità di urlare ai quattro venti "guarda quanto sono fico, guarda quante ragazze mi rimorcho e quante ne rimorchierò quando avrò la macchina, ecc., ecc." la vita rischia seriamente di trasformarsi in una guerra all'ultimo sangue, e come sappiamo, purtroppo le vittime non mancano mai. Non posso dire che la mia adolescenza sia stata una passeggiata: anche io nutrivo a quel tempo per una ragazza un sentimento che credevo molto nobile e, non sentendomi ricambiato ne attribuii la causa alla mia "diversità", anche io avrei a tutti i costi voluto prendere la patente, ma sono sopravvissuto grazie anche al sostegno di una famiglia che mi ha trasmesso dei valori e degli stili di vita sani... Credo allora che solo guardando e imparando a guardarci potremo contribuire alla crescita di una generazione più partecipe della vera bellezza della vita e meno fragile psicologicamente. Sopratutto dobbiamo imparare a sfruttare adeguatamente quella che secondo me è l'arma al tempo stesso più straoedinaria e micidiale di cui l'uomo sia dotato: la parola. Con poche lettere, virgole e punti possiamo trasmettere amorevolezza, ma anche uccidere o farci odiare: questa è una cosa di cui troppo spesso tutti ci dimentichiamo... Sincerità e schiettezza sono le benvenute, ma ci sono tanti registri diversi per trasmettere uno stesso messaggio... Credo infine che con questo forum e con i vari incontri che si sono concretizzati già da tempo abbiamo gettato un piccolo seme destinato a portare abbondante frutto....
Ne approfitto anche per comunicarvi che sto provando da tempo con photoshop a simulare una rappresentazione plausibile di come noi vediamo. Il risultato sarà un immagine fissa, ma l'obiettivo futuro è quello di provare anche con il video. In pratica scattando due fotografie di uno stesso soggetto prima con l'occhio sinistro e poi con l'occhio destro, sovrapponendo le due immagini su due livelli separati e giocando un pochino con la trasparenza e con vari filtri dovrebbe essere possibile creare un'immagine dai dettagli minuti leggermente confusi in base alla distanza degli oggetti: è il principio della visione stereoscopica. Perchè mi è venuta in mente questa cosa?? Perchè mi sono reso conto ormai da tempo che è molto difficile far capire alle persone normovedenti come vediamo noi, e penso che una rappresentazione per quanto approssimativa possa dare un'idea di massima... Un abbraccione a tutti!!!!
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"I veri amici amano condividere i momenti preziosi che la vita riserva loro, come le piccole cose dell'esistenza per cui vale la pena di vivere ogni giorno" S. Bambarèn
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Condivido appieno le parole di Laura e Francesco. Il mio cuore è triste come lo è ogni volta che un adolescente sente di non avere cianche e per questo rinuncia alla vita. L'adolescenza è un'età estremamente critica. Ci si può sentire onnipotenti ed impotenti allo stesso tempo. È come se si stesse giocando al gioco della fune: chi tira da un lato, chi dall'altro e l'adolescente sta nel mezzo. Le persone (dette anche attori sociali) che fanno parte della vita di un adolescente sono essenzialmente: la famiglia gli insegnanti gli amici Come dice Laura, i segnali ci sono e di solito neppure troppo nascosti. Ciò che lascia sconcertati è che nessuno intorno a quel ragazzo ha saputo o potuto coglierli.
Francesco, sai meglio di me che hai toccato un punto nevralgico con questa frase. Dalle famiglie ci si aspetta e si pretende + di quel che sono in grado di fare. in pochi, troppo pochi, si mostrano disponibili a dar loro degli strumenti adeguati. Non si nasce "Genitori", ma lo si diventa col tempo e con le esperienze, per tentativi ed errori. Errori a volte indelebili. Quando invece la famiglia dovrebbe essere ascoltata perché primo osservatore di situazioni e comportamenti, non la si ritiene degna d'importanza. Comunque, ribadisco quanto Laura e Francesco hanno detto, attraverso il titolo del convegno: "L'albinismo: una diversità vivibile", conoscere aiuta a comprendere, condividere aiuta a crescere.
Un candido abbraccio Isabella
P.S. Francesco, è interessantissimo il lavoro che stai facendo con fotoshop e sarebbe ancor + interessante poterlo vedere. Spero che in futuro ci sarà l'occasione.
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Non credo che il suicidio di questo giovanissimo è stato dato dalla sua condizione né tanto meno ritengo colpevole la società. Conosco ragazze sane e bellissime che si ammalano di depressione e di anoressia – purtroppo il malessere ancestrale che ci portiamo dentro per chi sa quali vissuti purtroppo familiari ci portano a vedere certe situazioni più grandi di quel che sono realmente. Quante volte un amore non ha corrisposto ragazzi e ragazze sane? (o cosiddette) eppure non è scattata la molla del suicidio. Conosco una persona che si è ammazzata perché convinto di non riuscire a pagare il mutuo (cosa ingigantita dalla sua mente) vai a capire perché. Vivere richiede uno sforzo maggiore del semplice respirare – il mondo non aspetta che risolvi i tuoi conflitti. Resto del parere che certi disagi che portano a malattie psichiche gravi tipo anoressia depressione e suicidio nascano e proliferano in famiglia...non so se vi è mai capitato di avvertire certi meccanismi familiari apparentemente sani e affettuosi...in realtà perversi e pericolosi senza che se ne renda conto nessuno. Com'è che in una famiglia si trova l'anoressica il tossico dipendente e il giocatore d'azzardo?
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gli audaci forse vivono poco - ma chi non osa non avrà vissuto mai!!!
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Lexie, sarò anche stanca, e nel caso correggetemi con le citazioni dei testi che mi smentiscano, ma nessuno ha affermato che l'albinismo o i disagi da esso conseguenti, siano alla base della scelta del 17enne, anche perchè nessuno può sapere quali fattori lo hanno portato al suicidio. Si sono fatti ragionamenti e supposizioni. Chi ha posto l'accento sulla famiglia "impreparata", sopravvalutata e svalutata a convenienza (io), chi dice chiaramente che non vuole dare "colpe" alla famiglia e pone l'accento sulle distorsioni della società (Laura) e chi pone l'accento sull'utilità dell'esplicitare, del condividere, del raccontarsi dell'informarsi reciprocamente (Francesco). In nessuna delle nostre parole ravviso alcun "vittimismo della nostra condizione". Anzi! e poi mi domando cosa sia la socetà? Non è forse una rete di relazioni che si intersecano, si ostacolano, si accrescono vicendevolmente? E la famiglia non è forse la stessa cosa ma in scala + ridotta?. La famiglia è come la cellula e la società è paragonabile alla circolazione sanguigna di cui, la cellula fa parte. Se una sola cellula si ammala, non vuol dire che è malata tutta la circolazione ma è sicuramente un pericolo potenziale per le altre cellule che possono essere infettate, compromettendo la circolazione. Se la circolazione è malata, sicuramente lo sono anche molte delle cellule che la compongono e che sono un pericolo per quelle ancora sane. E' come osservare un cerchio partendo da un certo punto ed osservarlo da sinistra verso destra o da destra verso sinistra. L'oggetto osservato è sempre un cerchio. scusate le numerose metafore ma ho l'impressione di arrivare meglio al punto. Isa
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Una parola non definisce una persona, poichè essa si definisce attraverso le proprie azioni.
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Si credo anch'io che il fatto dell'albinismo non abbia pesato così tanto sul "piatto" del passaggio all'atto (acting). Infatti non era tanto questo il punto su cui abbiamo (io, Fralbino, Sbiadita) posto l'accento, non è assolutamente il fatto della condizione di albino, no di certo! E' assolutamente innegabile che ci sia stata una sinergia di fatti, di condizioni e, per alcune persone (non dimentichiamoci che ciascuno è diverso nel modo di percepire e vivere la propria diversità di condizione e di aspetto), soprattutto adolescenti e preadolescenti, questa nostra anomalia genetica potrebbe e dico, potrebbe, rappresentare un grosso nodo. Ecco perchè si ribadiva il discorso della condivisione. Perchè si sciolgono i nodi e come dici saggiamente te, Lexie, si ridimensionano le fantasie catastrofiche e pessimistiche e le situazioni. Dato che questo è un sito prettamente interessato al discorso albinismo, in toto, mi è sembrato interessante ed utile invogliare, soprattutto i più giovani e giovanissimi a darsi il permesso di "liberarsi" da qualche zavorra esistenziale, anche in virtù dell'anonimato, perchè a volte gli adolescenti non hanno assolutamente piacere di essere "identificati"! Temendo giudizi di vario genere. Sono fermamente convinta che il servizio di un forum come questo, debba essere non solo informativo e divulgativo di informazioni utili un po' per tutti, ma debba avere anche uno scopo sociale, un po' di prevenzione primaria del disagio psichico - lo dico da professionista -. Complimenti, Lexie, hai centrato un punto importante e te ne ringrazio perchè mi dai lo spunto per parlarne, quando dici che a volte in certe famiglie un bel clima caldo e accogliente può nascondere "catene" invisibili. A volte può trattarsi di "doppi legami" in cui da un lato si dice a parole o con i gesti, che ci si vuole molto bene e poi, contemporaneamente si inviano messaggi di opposta natura. Sono situazioni complesse e a volte ai limiuti con il patologico. Ma non intendo imbarcarmi e ammorbarvi, con discorsi molto tecnici e specialistici, non consoni a tale spazio:-) Voglio dire però che non si devono criminalizzare la famiglie, ma se si ha il sentore che qualcosa non torni, beh, parlare e tirar fuori, anche quelle che per noi possono apparire stupide cose, o banali fantasie, fa bene, fa proprio bene. Saluti Laura B
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"ALZATI E CAMMINA"
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