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Matilde

C’era una volta, in un regno lontano lontano, un potente re che si chiamava Paride.
Paride era un re davvero annoiato perché tutti i suoi sudditi erano troppo simili: tutti alti uguali, con lo stesso peso, tutti con i capelli corti e gli occhi castani, tutti con la pelle marroncina, la bocca piccola con le labbra sottili, il naso a patata e le orecchie a sventola.
La cosa più noiosa era che avevano tutti le stesse idee: se un diceva di no, tutti dicevano di no, se uno diceva di sì, tutti lo facevano. A loro piaceva il nuoto ma non praticavano nessun altro sport. Erano bravi solo in matematica.
I piccoli guardavano sempre lo stesso cartone, i grandi gli stessi film. Mangiavano sempre e solo pasta al pomodoro.
Insomma in questo regno non c’erano mai litigi, ma tutto era sempre terribilmente, estremamente uguale.
Il povero re Paride non ne poteva proprio più di questa situazione e spesso era triste.
Un giorno mentre passeggiava per i giardini del parco dov’erano piantati solo tulipani rosa e il verde dell’erba era ovunque omogeneo, gli apparve una fata. Indossava un lungo mantello azzurro e un vestito bianco. Era una fata buona e voleva rendere felice il re. Gli chiese perché mai fosse così triste. Lui le spiegò che il suo regno era molto noioso perché tutti gli abitanti erano praticamente uguali. Così pregò la fatina di renderli almeno un po’ differenti. Lei gli promise che avrebbe cercato di accontentarlo, ma lo avvertì anche che sarebbe stato più difficile mettere d’accordo persone con caratteristiche diverse.
Paride non aveva paura delle difficoltà, voleva solo rendere il suo regno più vario, quindi più bello, interessante e divertente. Sicuro di sé, dunque, disse alla fata di procedere.
Il giorno successivo, quando guardò fuori dalla finestra, Paride notò che il miracolo era avvenuto: vide teste bionde, rosse, nere, bianche e castane. La stessa varietà c’era per il colore degli occhi e per quella della pelle. Inoltre alcuni uomini erano alti, altri erano bassi, alcuni grassi, altri magri. Uomini con labbra carnose, altri con labbra sottili, con bocche piccole o grandi, con ciglia lunghe o corte, nasi aquilino o a patata, con narici quasi invisibili, altre apertissime.
Il re non credeva ai suoi occhi!
Quando le persone si videro così varie, furono felici e si divertirono ad osservarsi.
Ma non solo! Pian piano ognuno cominciò ad appassionarsi a cose differenti: al calcio, alla pallavolo, al tennis e a molti altri sport. Per alcuni la materia preferita diventò l’italiano, per altri la musica, per altri ancora l’inglese, ecc.
Ad alcuni piacquero solo le verdure, ad altri solo la carne, altri ancora mangiavano di tutto. Insomma in quel paese non esisteva più un uomo uguale ad un altro. Ognuno era unico.
Poco dopo iniziarono alcuni litigi perché non andavano più tutti d’accordo avendo ora anche idee diverse! Così baruffavano per i programmi televisivi da guardare, per i giochi e le cose da acquistare… Paride non badava a questi dettagli, era felicissimo! Finalmente c’era qualcosa di diverso da vedere, ascoltare, imparare… Poco importava se a volte c’era qualche disputa tra gli abitanti.
Tutto procedette al meglio per i primi mesi, ma poi qualcosa cominciò a non funzionare più…
Un pomeriggio una ragazzina bussò al portone del palazzo. Piangeva, era disperata. Chiese alle guardie di poter parlare con il re in persona. Il sovrano acconsentì perché aveva un cuore sensibile e cercava di risolvere i problemi dei suoi cittadini.
Quando vide la ragazza così triste, fu molto colpito e volle sapere subito il suo nome e il motivo della sua disperazione. La giovane si chiamava Matilde e frequentava una scuola media situata al centro del paese. Spiegò al sovrano che nella sua classe era l’unica con la pelle molto chiara e delicata, con i capelli biondissimi, quasi bianchi. Pure gli occhi erano chiarissimi e spesso non riusciva a vederci bene. Insomma questa diversità a lei non piaceva più, anzi l’odiava e pregò il re di far tornare tutti i sudditi uguali come lo erano prima, così per lei sarebbe finita questa tortura.
Il re disse che non poteva fare niente perché a creare questa diversità era stata la magia di una fata, quindi avrebbe dovuto chiedere a lei e così fece. La fata apparve immediatamente davanti a Matilde appena il re la pensò.
Paride la supplicò di far tornare tutto come una volta perché si era reso conto che il suo desiderio di rendere diversi i sudditi, ne aveva reso infelice qualcuno.
La fata disse che ormai non era più possibile tornare indietro perché l’incantesimo non poteva essere annullato. Sarebbero rimasti così per sempre!
A sentire quelle parole, Matilde si disperò ancora di più e il re non sapeva come fare per consolarla. Ma la fata continuò dicendo che non doveva rammaricarsi così! Tra i suoi compagni era l’unica con la pelle e i capelli così chiari, tendenti al bianco, però era anche la più brava in scienze, inoltre nessuno faceva un tempo migliore di lei nella corsa ad ostacoli. Tutte le persone, infatti, tra i cambiamenti subiti ne possedevano sicuramente alcuni positivi, belli, piaciuti dalle altre persone, altri negativi, quindi disprezzati. La fatina continuò facendola riflettere sul fatto che Vittoria, la compagna di Matilde da lei invidiata, aveva la pelle abbronzata e i capelli biondi però non riusciva a prendere un voto più alto del 6. Marco era il più bravo della classe, però era molto timido e con pochi amici. Lorenzo era basso e paffutello, appariva un po’ goffo, ma era molto simpatico. E si poteva continuare così all’infinito.
Insomma ognuno aveva qualcosa di cui lamentarsi, ma allo stesso tempo poteva vantarsi di qualcos’altro.
A sentire quelle parole Matilde si fece forza e recuperò un po’ di coraggio.
Non diede più molto peso alle battute malevoli dei compagni, i quali, non trovandoci gusto nel schernirla, ben presto smisero. La ragazza cercava di pensare a tutte le cose belle che aveva e non a ciò che non le andava bene.
Spesso portava abiti lunghi per nascondere la carnagione bianchissima, raccoglieva i capelli, indossava cappellini, ma ogni tanto guardandosi allo specchio si rattristava. Non è che non si piacesse, è che non conosceva nessuno con le sue stesse caratteristiche fisiche e si sentiva a disagio.
Un bel giorno nella sua scuola arrivò un nuovo compagno di nome Gabriele. Questo ragazzo si distinse subito per la sua simpatia e bravura. Non era tanto alto, ma aveva due occhi castani che incantavano e i capelli neri come l’ebano.
Gabriele era amico di tutti. Anche a Matilde piaceva, raramente, però, aveva scambiato con lui qualche parola, infatti il più delle volte lo salutava soltanto. Temeva infatti qualche commento o domanda rispetto alla sua carnagione troppo bianca, così lo evitava sempre.
Gabriele era molto incuriosito di conoscere meglio questa compagna così timida. Quando gli si presentò l’occasione cominciò a porle qualche domanda, ma Matilde rispondeva sempre con poche parole. Gabriele aveva paura di non esserle simpatico e glielo chiese direttamente. Matilde gli spiegò che non era assolutamente questo il motivo, anzi! Spiegò che si sentiva a disagio per via della sua particolare carnagione, perché spesso era stata presa in giro dai compagni e temeva che anche lui potesse farlo. Gabriele le disse che a suo parere era una bellissima ragazza così com’era: con la pelle bianchissima e i capelli quasi bianchi. È vero, non aveva mai visto una persona con questa particolarità, ma a lui piaceva.
Matilde non credeva alle sue orecchie! All’inizio pensò che la stesse prendendo in giro, poi lo guardò negli occhi e capì che diceva sul serio! Finalmente qualcuno l’apprezzava!
I due diventarono amici per la pelle e Matilde trascorse il periodo più bello della sua vita.
Qualche tempo dopo tornò dal re Paride e questa volta lo ringraziò per averla resa diversa dagli altri, unica. Pensava che nessuno l’avrebbe mai trovata bella, invece, ora era successo. A Gabriele piaceva proprio così com’era, unica.
Matilde aveva capito com’era bello essere particolari, originali. Capì anche che nessuna persona doveva essere trattata male o derisa a causa di una diversità, perché tutti gli uomini sono uno diverso dall’altro e ciò è una fortuna.
Quando Matilde e Gabriele divennero grandi, si sposarono e vissero per sempre felici e contenti!

Scritto da Elisa Marcolin

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